Se ti risulta complicato farti sentire dai tuoi allievi, se non esprimi la tua opinione per paura del giudizio altrui, se hai l’impressione che il tuo parere conti poco o nulla, accidenti, potresti avere un deficit di assertività.
Il rischio che si corre in questi casi è tornare a casa col bruciore di stomaco per via dei troppi bocconi amari ingeriti. Anche perché alla fine ti rendi conto che la mancanza di assertività è un atteggiamento prima ancora che una scelta consapevole, perché, ahinoi! ci sono docenti preparatissimi il cui stile è caratterizzato o da passività o da aggressività.
E allora? Come si fa ad essere assertivi in aula? Innanzitutto, mostrando serenità sia dal punto di vista verbale che non, precisando che i due livelli hanno pari dignità e valore. L’unica differenza, sostanziale, è che si è portati a prestare meno attenzione alle componenti cinesiche che a quelle semantiche.

LINGUAGGIO VERBALE ASSERTIVO
Quando i docenti mostrano un atteggiamento aggressivo o remissivo (ovvero le due uniche strade con cui siamo addestrati a gestire certe dinamiche), si nota subito dalle parole che scelgono. Di solito sono scostanti e rabbiose nel primo caso o impacciate, tremolanti ed insicure nel secondo.
I docenti sereni, invece, scelgono la terza via, quella dell’assertività: sfoggiano un linguaggio chiaro, il tono è deciso, calmo e naturalmente empatico, soggetti, predicati e complementi sono messi in fila rispettando la capacità di comprensione dell’aula. Hanno imparato, chi prima e chi dopo, che l’atteggiamento assertivo non solo si impara, ma è un eccellente carburante nel serbatoio della loro didattica.

LINGUAGGIO NON VERBALE ASSERTIVO
Il docente che si rifugia nella passività denota un atteggiamento di difesa verso situazioni e persone ritenute pericolose, braccia incrociate sul petto e spalle piegate verso il basso a mo’ di protezione, una distanza eccessiva dall’interlocutore.
A sua volta, il docente che privilegia l’aggressività mostra una scarsa considerazione degli spazi interpersonali altrui, tende all’invadenza scortese, punta gli indici verso un discente per biasimarlo o esprimere un giudizio non detto.
Il docente assertivo, invece, dall’alto della sua intelligenza emotiva, non dondola e non sfrega oggetti, regola le distanze in base alla sensibilità delle persone, è rilassato e cordiale, le mani sono sempre in vista ed il loro movimento è aperto ed invitante.

CONCLUSIONI
Essere consapevoli dei propri stili comunicativi ci rende più efficaci, riconoscerselo non vuol dire stravolgere la propria professionalità, anzi. Pensare di cambiare atteggiamento è il primo passo verso una didattica assertiva, la migliore per sé e per chi vive l’aula con noi.
La nostra serenità, infatti, ci permette anche di distinguere le critiche personali dalle osservazioni nel merito.
Chi fa le prime ha un immenso bisogno di scaricare le sue frustrazioni, peccato abbia scelto il contenitore sbagliato: basta dirgli che ciò che afferma è talmente interessante per il tuo futuro (!) da poterlo divulgare anche altrove da te.
Chi fa le seconde è pervaso di curiosità, ti ha scelto come fonte cui abbeverarsi. Inizialmente può apparire quasi snob nella sua richiesta. Alla fine, invece, ti fa capire che proprio la serenità con cui hai condito la risposta vale tantissimo per la sua crescita.
Nei prossimi articoli approfondiremo il tema dell’assertività, nel frattempo respira energia positiva dalle persone che ti danno ciò di cui hai bisogno e quando ti va di imparare piacevoli e pratiche strategie per raggiungere il tuo prossimo obiettivo, contattami con un click qui